Edifici

COMPLESSO RESIDENZIALE, BORGO L. L., FIRENZE 

Restauro e ristrutturazione di una parte di un antico borgo colonico, alla periferia della città, ora integrato dall’espansione urbana. Gli edifici erano, fino al momento dei lavori, in semiabbandono. In accordo con la committenza si interviene con mano leggera, rispettando e valorizzando quanto più possibile il raro carattere agricolo in contesto urbano. I segni delle attività agricole, che vengono via via alla luce sono restaurati e integrati al progetto: finestre interne, nicchie, dislivelli, grigliato. Lo scolatoio in pietra dell’antico frantoio viene lasciato a vista nella posizione originaria. Le nuove scale vengono pensate e realizzate adottando sia il segno del richiamo al passato sia  quello della contemporaneità. Per i pavimenti si utilizza vecchio cotto di recupero e pietra serena; ai primi piani il legno. 

Il grande loggiato, trasformato in soggiorno da una vetrata, è passaggio ad altra zona della casa. La porta stretta ed altissima è l’anello di connessione. Le nuove scale, introducono un segno moderno, come i camini, proposti sia come richiamo all’ambiente tradizionale, sia come segno nuovo: qui lo schizzo del camino a piani curvilinei da affiancare alla scala. I bagni vengono rivestiti in lastre di piccolo taglio di marmo rosa del Portogallo, avendo cura di adottare un segno che affianca i sanitari e ricorda le sale da bagno di inizi ‘900. 

Il progetto del giardino doveva  tenere conto dell’originalità del posto: borgo antico agricolo all’interno di un quartiere urbano. Perciò si propose un’alternanza di parti più “costruite”, legate alla residenza, e di elementi ripresi dalla campagna. Si adotta la scelta dell’ingresso carrabile laterale, che permette di entrare godendo della profondità del giardino. Come una spina, la strada si incunea verso la corte interna, passando sotto una grande pergola, coperta da glicine. 

A destra alberi da frutti e a sinistra olivi. I dislivelli intorno alla casa vengono risolti da gradoni in pietra serena o in cotto. Di fronte alla casa, dietro gli alberi da frutta, un cerchio di pietra e cipressi, un avvicinamento alla città. Pergole coperte da teli e da vite ombreggiano all’esterno la zona contigua alla cucina, al pranzo e allo studiolo esterno. Sul fondo angoli ombreggiati con panche di seduta e altri alberi da frutto vicini al forno all’aperto.

CENTRO TURISTICO – TERAPEUTICO, PROVINCIA DI ORISTANO 

Un medico, una donna medico, decide di abbandonare la sua attività nel nord per trasferirsi nella solitaria Sardegna, al centro di una grande piana ricca di acqua. Vuole costruire un centro che sia occasione di riflessione e, insieme, di attenzione al corpo, prestando le sue specifiche cure di medico.  Vuole, inoltre, che tutti gli spazi, esterni e interni, si offrano senza barriere a chi conduce tutte le attività della propria vita in carrozzina. 

Il progetto deve intervenire in un lotto di tre ettari, in cui sono presenti ruderi di edifici e di un grande magazzino. Si cerca, prima di tutto, una linea, un nastro, per legare i ruderi sparsi – che, per norme, devono rimanere sulla traccia preesistente – e un punto di vista che li abbracci contemporaneamente. Viene risolto spostando l’accesso al lotto e creando una diagonale, la strada d’ingresso, che lo attraversa, equidistante dalle case.  E ancora, costruendo due linee curve intersecanti, che leghino gli edifici. Queste linee vengono rafforzate con la vegetazione, un viale di ulivi, e da lunghissime pergole. 

Edificio a uso pubblico e residenza privata  

La costruzione trae spunto dai ruderi di un edificio agricolo. Tre bracci creano la corte interna e per l’accesso al cortile si protraggono  due corpi, conclusi da torrette e legati da un portale d’accesso. Un altro corpo, a copertura piana, si aggancia a un angolo, tendendosi verso gli altri edifici. Le poche murature in pietra rimaste vengono restaurate e i muri contigui vengono costruiti con pietre e scaglie di basalto, eseguiti dagli artigiani locali con tecnica perfetta. Il restauro valorizza, risanandole, anche alcune murature in mattoni d’argilla cruda, nella zona delle camere da letto. La struttura portante è a capriate e continua. Al di sopra delle travi in legno è appoggiata la soffittatura in stuoie di canne, tipiche del posto, e, quindi, un leggero tetto ventilato. Per la copertura si usano coppi con mantello variegato per colore e tipo di argilla. Si adotta lo sporto di gronda tradizionale, senza grondaia, a file di coppi murati sovrapposti, alternati: la protezione dall’acqua non è ottimale, ma l’effetto della pioggia nella corte e intorno alla casa è affascinante. Le tinteggiature delle pareti esterne, intonacate a malta di calce, sono a base di silicati, per non ostacolare la respirazione delle murature e all’interno, l’uso della tinteggiatura a calce ha reso possibile colori molto caldi. 

Edificio per gli ospiti 

Stretto e lungo, l’edificio manteneva ancora solide le belle murature in pietra della casermetta, costruita al tempo di guerra dal Genio Civile. Internamente viene suddiviso per creare le stanze per gli ospiti di varie dimensioni. Ogni stanza, anche la più piccola, è corredata dal proprio bagno, con elementi e dimensioni per disabili. Si è pensato che, dovendo il posto ospitare anche persone di salute non stabile, gli ambienti dovessero esprimere gaiezza: si è puntato, perciò, sui colori, diversi per ogni stanza, come, diversi fra loro, i bagni. Le camere, molto sobrie, essenziali nell’arredo, tinteggiate a calce con colori caldi e vividi. Il pavimento, in cotto, è perimetrato da una larga balza a scacco in ceramica, in cui il blu ricorre in tutte le stanze, insieme con un colore ripreso dal bagno corrispondente. I bagni sono rivestiti con ceramiche di Vietri, con tinte a volte contrastanti e disegni elaborati. L’esterno è circondato da una pergola coperta da stuoie di canne, che formano un effetto di porticato.

La costruzione a capanna è circondata da una pergola coperta da stuoie di canne, che formano quasi un effetto di porticato.
Ogni camera ha l’ingresso autonomo ed è possibile godere della frescura e del bel paesaggio, sedendo sul largo piano in pietra a “opus incertum”, presso il frutteto. Anche le stanze sono soffittate a canne a vista, alla maniera tipica del luogo.

Molti angoli e nicchie preesistenti sono stati adattati a scansie o armadi, evidenziandoli con colori, pietre o ceramiche.
Sopra i lavabi, gli specchi, incassati nel rivestimento, sono al centro di giochi di ceramiche, specchietti o vetri, in ogni bagno un gioco diverso. Simmetricamente, ai lati dello specchio centrale sono state create nicchie, parate da vetri opalini o specchi, che fungono da punti d’illuminazione.
I bagni, oltre il bidet, sono forniti di doccette utili a chi non ha la totale abilità di movimenti. Ceramiche e cotto forniti dalla Ditta Cristiani – Ghezzano (PI)

Edificio a uso pubblico e residenza privata. La cucina, le torrette 

E’ la cucina l’ambiente fondamentale per l’attività del centro, che propone il cibo come momento di piacere e come principio terapeutico. L’adeguamento alle normative sull’igiene e la funzionalità non imprigiona il progetto uniformandolo all’aspetto asettico consueto. La grande cucina dispone di tante finestre e  porte, che portano la luce a tutte le ore della giornata. Le alte pareti sono completamente rivestite ad arlecchino con ceramica di Vietri, la luce interna viene influenzata dai mille colori. Un nastro di piastrelle di taglio più piccolo, sottolineato sopra e sotto da bacchette in cotto, percorre in alto tutto il rivestimento. Per esaltarne la luminosità e la funzione di cornice verso il lunghissimo paesaggio, la finestra è stata rivestita di giallo. Le torrette, a portale della zona residenziale, hanno all’interno piccole stanze. E  le scalette in ferro conducono a uno studiolo e a un bagno. Da qui, seduti su basse finestre, si può godere ancora meglio del commovente panorama. 

Edificio a uso collettivo e terapeutico 

Un magazzino abbandonato “a grezzo” era il contenitore da trasformare. Si costruisce un ballatoio, dall’ingresso al corridoio, fino alla sala per attività collettive su cui si affaccia. La struttura in ferro, il piano in doghe di legno e lastre di vetro. Gli assi, inferiormente, sono a righe color pesca e legno naturale sbiancato, per accentuare la lunghezza del percorso. Oblò in vetro trasparente mettono in comunicazione il sopra e il sotto. Si allarga e diventa balcone, il materiale caldo si accosta a quello freddo, entrambi ingabbiati dalla trama della ringhiera di ferro. Il corpo esistente era una scatola rigida che era necessario movimentare. Perciò un colore di grande impatto: un rosso molto saturo e sulla parte superiore una fascia incastrata  da due mensole continue in Trachite rossa, che delimitano i  finestroni e il grigliato rosso dipinto sul fondo giallo. Sui lati corre una pergola  con un effetto di dinamicità per  l’andamento irregolare, non corre in parallelo ai muri, a tratti si stacca da essi, crea dei vuoti e si trasforma in corridoio di collegamento tra le case. 

Nella zona più vicina all’edificio delle camere l’altro ambiente per le attività collettive è stato spaziato a doppio volume.
La parte a terra, su cui affacciano i bagni e una piccola cucina, è animata dal pavimento a righe bianche e rosse, lastre di Biancone e cotto.
A questa stanza vi si accede dalla larga porta vetrata, passando sotto la passerella del ballatoio, che nella parte inferiore è stata rivestita di ceramica gialla.
Lo stesso rivestimento giallo è stato dato alla faccia inferiore della pedata della scale in ferro, mentre superiormente la pedata è in cotto.
La particolare forma della scala è data dalla linea delle pareti del ballatoio che si dispongono nella stanza ad ali aperte; le vertebre della struttura della scale si adeguano ad esse.
Caratterizzante di questo ambiente sono i colori luminosi e caldi nelle tonalità delle terre. Molto forte è anche la presenza della colonna centrale del bagno che si impone sia entrando da fuori che guardando dall’alto del ballatoio.

Sale terapie con l’acqua   

Diverse terapie con l’acqua sono previste come pratiche del centro: docce calde e fredde, bagni di vapore, getti d’acqua, bagni alla braccia. Ognuna ha uno spazio specifico nell’edificio. Un ambiente intero viene dedicato all’idromassaggio. La stanza è organizzata intorno alle vasche che vengono poste al centro, incassate nel pavimento. Le vasche, costruite in opera, sono previste per accogliere in posizione seduta e sdraiata e   sono progettate curando che le inclinazioni seguano le linee del corpo. Il piano del pavimento è in Biancone di Orosei e non c’è interruzione con il rivestimento delle vasche. Il rivestimento delle pareti ricorda i decori orientali, ma l’illuminazione e il successivo arredamento vuole riportare la stanza ad un salotto in cui intrattenersi. Altre zone doccia e d’abluzione sono protette da pareti con giochi di ceramiche.

I caminetti

Due angoli della casa, nel pranzo pubblico e in quello privato, sono dedicati ai caminetti.
Cominciando a schizzarli, il segno andava a descrivere delle balze, delle gonne a balza.
Le balze diventarono mensole che non si staccavano nettamente dal cono della cappa. In seguito venne alla mente una statuetta vista a Creta, la Dea dei Serpenti di Iraklion. La gonna di questa donna sembrò molto adatta a descrivere un angolo femminile, poi si scoprì che, anticamente, in alcune zone della Sardegna veniva praticato il culto di questa dea.

La stanza per il pranzo e il soggiorno pubblico ha un fascia in ceramica decorata a mano, rifinita da un bastoncello di cotto, come il pavimento. La fascia, continuando alla base del caminetto, ne crea il basamento a uso di seduta e per il cinerario. Il colore rosso particolarmente caldo è dovuto all’uso dei colori a calce per tutte le tinteggiature.
Il progetto del caminetto del pranzo privato prevedeva la cappa di colore bianco su un fondo di due pareti azzurre.

Il giardino 

Perché il terreno potesse essere goduto nella intera estensione sono state fatte due scelte: prima unificarlo, con percorsi che ne sfruttassero al massimo le lunghezze – la diagonale dall’ingresso all’estremità del lotto, le due curve intersecanti, i tragitti perimetrali -, usare la vegetazione a grandi masse e poche speci; poi creare molti ambiti destinati a diverse attività agricole o di godimento del giardino – l’agrumeto, il frutteto, le fasce di olivi, l’ingresso, gli ellissi centrali, l’orto, le pergole, i parcheggi coperti e alberati -. Inoltre le linee principali di demarcazione vengono più volte ribadite nella struttura dell’impianto dell’agrumeto, nei doppi viali di altofusti, nelle barriere frangivento, nell’impostazione di alberature da fondale. In mezzo all’agrumeto, con bella collezione di agrumi antichi, sono stati lasciati due spazi ellittici centrali per le attività dei ragazzi. Per le persone disabile sono previste aiole rialzate e zone dell’orto con corsie per le carrozzine.

“IL GAMBERO”, EDIFICIO AGRICOLO- SOCIETA’ “TENUTA DI COLTIBUONO” GAIOLE IN CHIANTI (SI)  LOCALITA’ MONTI 

Il prospetto si sviluppa per circa 50 m. Da un’altezza di m. 5,30 scende fino a m. 2,20. L’edificio rimanda alla tradizione degli annessi agricoli con pareti grigliate e uso del laterizio. Per l’ingresso di macchine alte, al centro è stata eliminata una parte del grigliato, creando un “portale”. La struttura portante è in cemento armato facciavista. Pilastri  e travi prevedono sul fronte incassi per alloggiare piastrelle di cotto. La muratura dell’edificio chiuso è in blocchetti di cemento intercalati da ricorsi di mattoni facciavista. Le linee dello sviluppo del corpo sono rette e spezzate ma la forma è curvilinea. Per questo è stato spontaneamente chiamato “il Gambero”. 

Il nuovo edificio si trova sulla collina di Monti di Sotto, di fronte al borgo, in un’ansa naturale del terreno, una radura, aperta verso le vigne; intorno al perimetro la vegetazione bassa e il boschetto di quercioli. A lato, la Cantina della Società “Tenuta di Coltibuono”. La bellezza del paesaggio senese, o forse della terra stessa, ha indotto a pensare ad un edificio che si inchinasse, si protraesse verso il basso, si curvasse. 

La struttura  è aperta su alcuni lati, serrata a sinistra da un angolo di muri, a destra  da un edificio chiuso destinato a magazzino. Nella porzione più alta del corpo è stato costruito un solaio intermedio sottotetto. Lo spazio aerato dalla griglia di mattoni è adibito a camera per l’”appassimento” dei grappoli destinati alla produzione del vin santo. Il tetto è costituito dalle falde in semiprefabbricato in opera,  in calcestruzzo armato e laterizio, rivestite da membrana impermeabilizzante e finitura con lamina in rame. Le falde, ognuna diversa dall’altra per forma e pendenza, scendono sul retro e nel movimento del corpo, ruotano e si mostrano anche in facciata.